“Siamo tutti accumunati dal fatto di essere giovani, urgente modificare la legge sulla cittadinanza”. Questa mattina presentate le proposte dei 40 allievi che hanno partecipato alla scuola di formazione, alla presenza dell’assessore regionale alla Scuola Bianchi

 

Parlare di seconde generazioni e parlare di immigrazione sono due cose molto diverse, nel primo caso la distinzione “noi” e “loro” è praticamente superata, mentre la normativa ancora non riconosce come è cambiata la società attuale. Infatti sono giovani che per la legge italiana continuano a essere stranieri, fino a 18 anni se va bene, anche oltre se invece di essere nati sul suolo italiano sono arrivati qui molto piccoli. La necessità dunque di cambiare l’attuale legge sulla cittadinanza è emersa ancora una volta con forza, in particolare nelle proposte dei 40 allievi che questa settimana hanno preso parte alla scuola di formazione dedicata proprio alle seconde generazioni, promossa dalla Fondazione Nilde Iotti, in collaborazione con Provincia, Comune di Reggio e Regione Emilia Romagna.  Tutti giovani tra i 18 e i 35 anni, sia italiani, sia di origine straniera, hanno presentato questa mattina le loro proposte, frutto di riflessioni sollecitate dai docenti con cui hanno avuto l’opportunità di confrontarsi in questi giorni, su tematiche hanno spaziato dalla demografia, all’economia, dal welfare alla cultura al diritto. Al seminario conclusivo della scuola di formazione – che aveva il titolo “Ragazze e ragazzi di seconda generazione: dinamiche sociali ed energie per lo sviluppo” – hanno partecipato l’assessore  regionale alla Scuola Patrizio Bianchi, l’assessore provinciale all’Istruzione Ilenia Malavasi e l’assessore comunale alla Scuola Iuna Sassi. A guidare il confronto conclusivo questa mattina Angelo Baiocchi e Marco Gestri, rispettivamente coordinatore e membro del comitato scientifico della scuola di formazione.


Della scuola come banco di prova importante ha parlato l’assessore Bianchi “soprattutto a fronte di classi dove la maggior parte degli studenti sono di origine straniera. Questo comporta una riflessione importante sulla lingua, elemento basilare della mediazione e  sulla la proposta di tenere alcune lezioni interamente in inglese o francese”. Bianchi si è anche soffermato sul ruolo delle ragazze e sull’istruzione come elemento di emancipazione: “Per alcune di loro, provenienti da contesti culturali di un certo tipo , poter andare a scuola è frutto di una lotta che fanno con le proprie famiglie. Queste ragazze sono in realtà portatrici di leadership”.  E “alla luce degli eventi storici in Medioriente bisogna comprendere anche le identità complesse dei giovani che vivono qui. Trascurare questo significherebbe essere portati fuori strada nelle nostre letture”. L’assessore regionale Bianchi ha inoltre fortemente invitato gli allievi della summer school a “proseguire nello studio congiunto e non disperdere il valore di questa scuola di formazione”.

A chiudere i lavori è stato l’intervento dell’assessore Malavasi: “Nelle nostre scuole professionali il 70 per cento dei ragazzi è di origine straniera e più del 60 per cento sono ragazzi nati qua. Sicuramente il tema delle seconde generazioni è complesso e faremo il possibile per proseguire questa esperienza con i preziosi contributi degli allievi”.

La presidente della Fondazione Nilde Iotti, Livia Turco, ha inviato una lettera di saluto agli allievi: “Sono sicura che questi giorni sono stati un’occasione per conoscervi e stringere nuove amicizie, un bagaglio di relazioni che rimarrà sempre con voi. Ho saputo dai docenti della vostra curiosità e questo incoraggia la nostra intenzione di proseguire con questa esperienza”.  Agli allievi sono infine stati consegnati gli attestati di partecipazione alla scuola di formazione.

 

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